Purtroppo le immagini non riesco a copiarle, ad ogni modo ne porterò qualche copia in pullman Vi dovrebbe essere utile per tenere a mente le cose che vedremo e il perché.
SIENA
Duomo
Piazza
del Duomo ci accoglie con la meravigliosa
visione dell’imponente cattedrale senese dedicata a Santa Maria Assunta. Il Duomo sorge
su un preesistente edificio sacro, a sua volta costruito su un antico tempio
dedicato a Minerva. La sua edificazione iniziò alla metà del XII secolo
Costruito a croce latina e a tre navate, fu rivestito da fasce bianche e nere di marmo in riferimento alla balzana: lo stemma araldico di Siena. Tra il 1284 e il 1296, si costruì la parte inferiore della facciata (la cui esecuzione spetta con ogni probabilità a Giovanni Pisano) e nel 1317 si iniziò il prolungamento verso la retrostante “Valle Piatta”.
La Chiesa, pur così ampliata, non rispondeva pienamente alle esigenze del Comune, inoltre nei senesi forte era il desiderio di competere con la vicina Firenze che in quegli anni andava costruendo la immensa mole di Santa Maria del Fiore, fu così concepito l’ambizioso progetto di innalzare un tempio colossale e fare di esso la cattedrale più grande d’Europa.
Nel 1339, sotto la direzione di Lando di Pietro, si intraprendeva la costruzione del cosiddetto “Duomo Nuovo”. Ben presto però le tristi condizioni economiche in cui venne a trovarsi la città dopo la famosa peste del 1348, le vicende politiche, soprattutto alcuni gravi errori di statica, obbligarono i senesi ad abbandonare il loro progetto; l’impresa fu interrotta (i grandiosi e preziosi avanzi del “facciatone”, sono una testimonianza di ciò che avrebbe rappresentato la Grande Cattedrale) e fu portata a termine la vecchia costruzione: negli anni posteriori al 1376 Giovanni di Cecco ne completava la parte superiore della facciata, ispirandosi a quella del Duomo di Orvieto.
Il Duomo ha una splendida facciata, in marmi
policromi con una ricca decorazione scultorea: è romanico-gotica nella parte
inferiore, aperta a tre portali (opera di Giovanni Pisano); è in stile
gotico-fiorito nella parte superiore (di Giovanni di Cecco) e reca mosaici
ottocenteschi nelle tre cuspidi.
Il campanile è romanico, a fasce bianche e nere, e sorge su un’antica torre presentando sei ordini di finestre, è inoltre coronato da una cuspide a piramide ottagonale e da pinnacoli laterali.
All’interno del Duomo la policromia dei marmi riprende il motivo esterno, l’ambiente è ricco di penombre e di misteriosi giochi di luce.
Le volte dipinte in azzurro e stelle d’oro furono sopraelevate nel secolo XIV, così che il ballatoio esterno della cupola appare parzialmente internato. Tra gli archi e le volte della navata maggiore ricorre una cornice sostenuta da 172 busti di stucco del secolo XVI, rappresentanti i “Primi Pontefici”, sotto i quali si trovano altri busti di 36 imperatori. Il pavimento venne completamente istoriato a commesso marmoreo, a graffito e a tarsia, tra il 1369 e il 1547 (abitualmente esso è, per ragioni di conservazione, in parte ricoperto da un tavolato in corrispondenza della cupola e del presbiterio), sono 56 riquadri che offrono una visione del tema della salvezza a cui lavorano oltre 40 artisti, quasi tutti senesi.
Piazza del campo
Piazza del Campo è fra gli esempi di architettura civile più
suggestivi al mondo, rappresenta idealmente il punto di incontro dei tre colli
su cui sorge la città di Siena, in origine la “piazza” era un grande prato, da
qui il nome “campo”.
Siena - Piazza del Campo
Risale al 1169 il primo documento che attesta l’acquisto da parte della comunità senese del terreno, il quale, fino al 1270 nell’ambito del governo dei Ventiquattro (1236-1270), viene destinato sia a fiere e mercati sia allo svolgimento di feste pubbliche.
La storia della Piazza si intreccia con quella della costruzione del Palazzo Comunale (o Palazzo Pubblico), è infatti con il governo dei Nove (1287-1355), fra i più stabili dell’Italia comunale, che si comincia a pensare ad una sede “neutra” per il governo della città, la cui costruzione porterà ad una più consona sistemazione della piazza antistante.
La Piazza, di forma semicircolare simile alla valva di una conchiglia, occupa uno spazio complesso, capace di trasformare la naturale irregolarità del terreno in un capolavoro di armonia ed eleganza. I palazzi che vi si affacciano, furono costruiti seguendo una disposizione stabilita fin dal 1297 che imponeva il rispetto di precisi canoni estetici (ricordiamo a questo proposito la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, distrutta perché sporgente al perimetro che i palazzi circostanti stavano delimitando).
La pavimentazione del Campo inizia nel 1327 e termina nel 1349, con i particolari mattoni a “coltello”. La suddivisione della conchiglia ci riporta al primo Trecento (al Governo dei Nove) e nove sono i settori divisi da strisce di pietra bianca (nove come i il numero dei governanti di allora), che accompagnano lo sguardo al Palazzo Pubblico sovrastato dalla Torre del Mangia.
Siena - Piazza del Campo
Risale al 1169 il primo documento che attesta l’acquisto da parte della comunità senese del terreno, il quale, fino al 1270 nell’ambito del governo dei Ventiquattro (1236-1270), viene destinato sia a fiere e mercati sia allo svolgimento di feste pubbliche.
La storia della Piazza si intreccia con quella della costruzione del Palazzo Comunale (o Palazzo Pubblico), è infatti con il governo dei Nove (1287-1355), fra i più stabili dell’Italia comunale, che si comincia a pensare ad una sede “neutra” per il governo della città, la cui costruzione porterà ad una più consona sistemazione della piazza antistante.
La Piazza, di forma semicircolare simile alla valva di una conchiglia, occupa uno spazio complesso, capace di trasformare la naturale irregolarità del terreno in un capolavoro di armonia ed eleganza. I palazzi che vi si affacciano, furono costruiti seguendo una disposizione stabilita fin dal 1297 che imponeva il rispetto di precisi canoni estetici (ricordiamo a questo proposito la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, distrutta perché sporgente al perimetro che i palazzi circostanti stavano delimitando).
La pavimentazione del Campo inizia nel 1327 e termina nel 1349, con i particolari mattoni a “coltello”. La suddivisione della conchiglia ci riporta al primo Trecento (al Governo dei Nove) e nove sono i settori divisi da strisce di pietra bianca (nove come i il numero dei governanti di allora), che accompagnano lo sguardo al Palazzo Pubblico sovrastato dalla Torre del Mangia.
Dal
cortile del Palazzo Pubblico – superbo e armonioso esempio di architettura
gotica civile – si accede al Museo Civico (istituito negli anni Trenta del
secolo scorso), che conserva splendide opere di pittura e di scultura assieme
ad affreschi di straordinario valore artistico e documentario della famosa
scuola pittorica senese.
Salite due rampe di scale si è davanti all'ingresso delle Sale monumentali, e volgendo subito a destra si entra nella Sala del Mappamondo, nucleo portante del palazzo, essendo stata a lungo destinata alle riunioni del Consiglio Generale della Repubblica. Il nome proviene da una perduta mappa rotante dipinta da Ambrogio Lorenzetti, che raffigurava l’antico territorio della Repubblica. Da questa sala prese avvio il programma decorativo del Palazzo, sulla parete di fondo è ospitato l’affresco di Simone Martini, la grandiosa “Maestà” del 1312-15, ancora ammirevole per la delicatezza degli accordi cromatici, per la purezza delle linee. E’ il primo capolavoro noto del pittore, che sulla parete di fondo effigiò vari anni dopo nel 1328 il ritratto del condottiero “Guidoriccio da Fogliano” conquistatore del Castello di Montemassi.
Salite due rampe di scale si è davanti all'ingresso delle Sale monumentali, e volgendo subito a destra si entra nella Sala del Mappamondo, nucleo portante del palazzo, essendo stata a lungo destinata alle riunioni del Consiglio Generale della Repubblica. Il nome proviene da una perduta mappa rotante dipinta da Ambrogio Lorenzetti, che raffigurava l’antico territorio della Repubblica. Da questa sala prese avvio il programma decorativo del Palazzo, sulla parete di fondo è ospitato l’affresco di Simone Martini, la grandiosa “Maestà” del 1312-15, ancora ammirevole per la delicatezza degli accordi cromatici, per la purezza delle linee. E’ il primo capolavoro noto del pittore, che sulla parete di fondo effigiò vari anni dopo nel 1328 il ritratto del condottiero “Guidoriccio da Fogliano” conquistatore del Castello di Montemassi.
Accanto, la meravigliosa Sala dei Nove, dove un tempo si riuniva il governo dei Nove (nel tempo ha avuto vari nomi: “delle balestre” perché fu destinata ad armeria, “della Pace” da una delle figure qui rappresentate), i quali nel 1337 incaricarono Ambrogio Lorenzetti di decorare la sala con il ciclo di affreschi noto come “L’allegoria del buono e cattivo governo”. Si tratta di un dipinto di grande sapienza, un manifesto politico in cui il pittore vi racconta di due diversi modi di governare con le relative conseguenze, rappresenta il più vasto ciclo pittorico profano del medioevo.
Ritornando nella Sala del Mappamondo, si passa a sinistra, nell’Anticappella, anticamente usata come anticamera del Concistoro, ospitandone gli uffici. Nel 1415 Taddeo di Bartolo, fu incaricato di decorarla con un ciclo pittorico di “Virtù Dei e Uomini Illustri”.
Una bella cancellata quattrocentesca (su disegno di Jacopo della Quercia) chiude la Cappella, realizzata all’inizio del XV secolo, molto più ampia rispetto a quella che si trova al piano terra, in quanto doveva rispondere alle nuove esigenze religiose di una comunità senese che andava sempre più ad accrescere. Della sua decorazione fu ancora incaricato Taddeo di Bartolo con “Storie della Madonna” (1407).
L’attigua sala di passaggio o “dei Cardinali”, ci introduce alla Sala del Concistoro, con porta interna marmorea di Bernardo Rossellino. Gli affreschi del soffitto (1529-1535), dai colori smaglianti, sono di Domenico Beccafumi, il cui soggetto ci riporta ancora al tema della giustizia e all’amor patrio, con un chiaro riferimento ai precedenti episodi sviluppati da Ambrogio Lorenzetti con il ciclo del “Buon governo” e Taddeo di Bartolo con il ciclo degli “Uomini Illustri”. Accanto alla Sala del Concistoro è la Sala di Balia o dei Priori, abbellita dagli affreschi di Spinello Aretino (1407), illustranti la “Vita di Papa Alessandro III dei Bandinelli”.
Segue la Sala del Risorgimento, conosciuta come la Sala di Vittorio Emanuele II, inaugurata nel 1890, le cui pareti sono interamente affrescate da pittori senesi di fine Ottocento, con episodi dell’Unità d’Italia. Al piano superiore si apre una grande Loggia, che guarda alla parte sud della città. Infine, di recente istituzione, le sale attigue all’ingresso, ospitano la Quadreria, qui sono presenti numerosi affreschi staccati, tavole e tele appartenenti sia alla scuola senese che ad altri artisti italiani e stranieri.
FIRENZE
Basilica di Santa Maria del Fiore
·
Arnolfo di Cambio su Santa Reparata. Si tratta del più eminente architetto di Firenze
autore oltre che del progetto della nuova basilica anche della piazza e delle
nuove mura della Firenze del 1300
·
1334 Giotto campanile Per tre anni si occupò della basilica e realizzo
il campanile. La richezza delle rappresentazioni figurate
·
1356 Francesco Talenti corpo della basilica Per quasi 20 anni lavorò al
completamento della basilica e la consegnò quasi completa ma senza la cupola
·
1436 Filippo Brunelleschi. A lui si deve la realizzazione della
spettacolare cupola.
La
base della cupola era già stata realizzata, ed aveva una forma ottagonale,
elemento che avrebbe senz'altro influenzato la stesura del progetto.
Brunelleschi progetta una cupola autoportante, che quindi non aveva bisogno di
centine o impalcature per essere realizzata, e con una forma ad ogiva tipica
del periodo gotico.
La
cupola è formata da due strati paralleli; la parte interna, più spessa e
pesante di quella esterna, scarica il proprio peso sulla parte interna tramite
elementi orizzontali; le due cupole sono autoportanti grazie ad una struttura a
"spina di pesce". Con questa struttura ogni mattone scarica il
proprio peso su quello precedente, e l'ultimo sulla base della cupola. La
struttura a spina di pesce è tipica dell'età romana e Brunelleschi infatti trae
spunto dal Pantheon. In questo modo si venivano a creare spazi tra i mattoni di
una volta e quelli della volta accanto, questi spazi vennero colmati da
elementi che collocati fra una vela ed un'altra bloccavano le spinte laterali
dei mattoni.
Questi
costoloni sono di cotto nella parte interna e di marmo bianco di Carrara nella
parte esterna. Fra le due cupole c'è una scala che serviva agli operai per
montare le vele. Tutta la cupola si conclude in alto con una lanterna di marmo
bianco, alla quale convergono gli otto costoloni. Il tamburo della cupola non
era preparato a sostenere un peso così grande, quindi Brunelleschi progettò dei
contrafforti, detti "tribune morte", decorati all'esterno con nicchie
cieche intervallate da colonne binate con fusto liscio e capitello corinzio.
Queste tribune morte creano con le tre absidi un'alternanza di pieni e di
vuoti. E', non solo per dimensione, fra i più insigni edifici religiosi del
mondo
All’interno sui pilastri che sorreggono la cupola nelle nicchie ci
sono i busti degli apostoli Inizialmente la cupola sarebbe dovuta essere
decorata da mosaici dorati, per riflettere al massimo la luce proveniente dalle
finestre del tamburo, come suggerito dal Brunelleschi. La sua morte mise da
parte questo costoso progetto e si provvide semplicemente a intonacare in
bianco l'interno[17]
Affreschi della cupola 1600 mq Il Granduca Cosimo I de' Medici scelse il tema del Giudizio
Universale per affrescare l'enorme calotta, e affidò il compito
a Giorgio Vasari, che fece in tempo solo a disegnare il cerchio
dei Ventiquattro anziani dell'Apocalisse più vicino alla
lanterna
·
La lanterna fu progettata e iniziata dallo stesso Brunelleschi nel 1446 ma
terminata da Michelozzo nel 1461.
La sfera d’oro del parafulmine fu realizzata
dal Verrocchio. Cadde diverse volte e un punto bianco sulla pizza retrostante
la basilica indica il punto dove cadde la notte del 17 luglio del 1600
·
Interno
Il complesso delle vetrate figurate, per antichità, numero, qualità e dimensioni
delle vetrate, è il più ricco d'Italia, con ben 44 vetrate a fronte di 55
finestre: a parte le quattro bifore laterali, databili alla fine del Trecento,
il resto delle vetrate fu costruito in massima parte tra il 1434 e il 1455 con la predominanza di Lorenzo Ghiberti come fornitore dei
disegni
I
principali artisti rinascimentali del tempo disegnarono i cartoni per le
finestre, fra i quali Donatello (l'Incoronazione della Vergine, unica visibile dalla navata), Lorenzo Ghiberti (Assunzione della Vergine, San Lorenzo in trono tra quattro
angeli, Santo Stefano in trono tra quattro
angeli, Ascensione, Orazione nell'orto, Presentazione al Tempio), Paolo Uccello (Natività e Resurrezione)
·
Navate
Il
cancelliere fiorentino Coluccio Salutati vagheggiava il progetto di
trasformarla in una sorta di Pantheon dei fiorentini illustri,
con opere d'arte celebrative. A quel programma decorativo risalgono
essenzialmente:
·
Dante con in mano la Divina Commedia di Domenico di Michelino su cartone di Alesso Baldovinetti (1465), interessante anche per
la precisa veduta cittadina.
·
Monumento equestre di John Hawkwood (Giovanni
Acuto) di Paolo Uccello (1436), dipinto in bicromia
con terra verde.
·
Monumento equestre di Niccolò da Tolentino di Andrea del Castagno (1456), in pendant con
il precedente, disegnato a imitazione del marmo, forse più bello dell'altro
nella decorazione e nel senso di movimento.
·
E i busti più recenti compreso quello di Giotto
stesso, Brunelleschi e Arnolfo di Cambio
Lo Gnomone
La cupola del Brunelleschi ospita anche uno
strumento astronomico per lo studio
del sole, rappresentato dal grande gnomone creato da Paolo Toscanelli e restaurato da Leonardo Ximenes. Più di uno gnomone vero e
proprio, inteso come asta che proietta un'ombra su una zona illuminata, si
tratta di un foro gnomonico presente sulla lanterna ad un'altezza di 90 metri,
che dà una proiezione del sole su una superficie in ombra, in questo caso il
pavimento della cattedrale, nella tribuna di sinistra, detta della Santa Croce
Uno strumento del genere esisteva anche
nel Battistero di San Giovanni già attorno all'anno Mille (il foro è stato poi
chiuso), ma nel 1475 l'astronomo Toscanelli approfittò del
completamento della cupola per installare una lastra bronzea con un foro
circolare di circa 4 centimetri di diametro, che desse un'immagine
ottimale dell'astro. Studiando infatti il rapporto tra altezza e diametro del
foro si ottenne una vera a propria immagine solare, capace di mostrare anche
le macchie solari o
l'avanzare delle eclissi in corso, oppure il raro passaggio di Venere tra
il sole e la terra. L'utilizzo più importante dello gnomone al tempo della sua
creazione fu quello di stabilire il solstizio esatto, cioè la
massima altezza del sole nel cielo a mezzogiorno durante l'anno e, quindi, la
durata dell'anno stesso, osservazioni che porteranno insieme ad altre analoghe
rilevazioni, come quella del 1510 ricordata da un disco di marmo nel pavimento
della cappella Della Croce nell'abside destra della cattedrale, a
convincere papa Gregorio XIII circa
la necessità di riformare il calendario, allineando la data solare con quella
ufficiale e creando il calendario gregoriano (1582).
·
Facciata 1871-1887 Emilio de Fabris e Luigi del
Moro
La
facciata in realtà è stata realizzata nel XIX secolo e fino ad allora si
usavano solo decorazioni temporanee.
Sulle
porte delle sagrestie le cermiche di Luca della Robbia
·
Uso della basilica
La
basilica fu consacrata la notte di natale del 1436 e da allora è stata teatro
di molta della stori di Firenze:
·
è stato il
teatro della Congiura dei pazzi: assassinio di giuliano dei Medici e ferimento
del Fratello, Lorenzo, su mandato della famiglia Pazzi , Papa Sisto IV e
Girolamo Riario. Il sicario doveva essere Giovan Battista da Montesecco ma si
rifiutò di agire in un luogo consacrato
·
Girolamo
Savonarola pronunciava qui le sue invettive
·
Il luogo era
teatro della declamazione della divina commedia
Piazza
della signoria
La piazza
cominciò ad assumere la forma attuale intorno al 1268, quando le case dei Ghibellini che
si ergevano nella zona furono demolite da i Guelfi vittoriosi a Benevento, ma senza dare all'area un'impostazione coerente ed
unitaria, tanto che fu pavimentata solo nel 1385. Di pari passo venne
costruito il Palazzo della Signoria, così la piazza divenne il centro della vita
politica cittadina, in antitesi con il centro religioso di Piazza del Duomo
Sede del potere civile, la
piazza era anche sede delle pubbliche esecuzioni, di cui la più famosa è quella
del 23 maggio 1498, quando Girolamo Savonarola fu impiccato e bruciato per eresia (una
targa sulla piazza, di fronte alla Fontana del Nettuno, ricorda questo evento)
nello stesso luogo in cui, con i suoi discepoli, aveva operato il
cosiddetto Rogo delle Vanità, dando alle fiamme molti
libri, poesie, tavoli da gioco, vestiti, ecc.
L'elemento centrale della
piazza è il trecentesco Palazzo
Vecchio, edificato tra il 1299 e il 1314 per dare una degna
sede ai Priori delle Arti, i rappresentanti delle corporazioni professionali
che dal 1282 detenevano
il Governo della città e che erano soliti risiedere al Bargello.
Il progetto architettonico
è riferito ad Arnolfo di Cambio che
negli ultimi anni del XIII secolo è
impegnato nei più importanti cantieri fiorentini: il Duomo, Santa Croce e la nuova cerchia di mura. La
tipologia dell'edificio reinterpreta con originalità i caratteri delle
strutture fortificate medievali e costituisce un modello per i palazzi pubblici
toscani costruiti successivamente.
In
particolare la Torre di Arnolfo, alta 95 metri, presenta un'ardita soluzione
architettonica essendo allineata con il ballatoio sporgente, anziché posta in
posizione più centrale.
La Loggia della Signoria,
chiamata anche Loggia dei Lanzi (perché vi si accamparono il Lanzichenecchi nel 1527) con funzione di
"arengario" coperto, ossia di balcone per arringare la folla durante
le cerimonie ufficiali
Il Marzocco in
pietra serena è un leone possente che poggia una zampa sull'emblema con il
giglio fiorentino, ed è ormai diventato un simbolo della città
La Giuditta di bronzo è un simbolo dell'autonomia politica
della Repubblica Fiorentina. Fu infatti saccheggiata dal Palazzo Medici dopo
la prima cacciata dei Medici (1495) dove ornava una fontana
del giardino, e simboleggia quindi la vittoria del popolo contro i tiranni
Un
secondo capitolo di questa contesa tra Medici e repubblica è rappresentato
dal David di Michelangelo, oggi sostituito da una
copia messa nella collocazione originaria della famosa scultura. Michelangelo
la realizzò attorno al 1500 quando infuriava la stagione savonaroliana e
il suo significato è quello ancora del popolo (simboleggiato da Davide) che, con l'aiuto di Dio,
sconfigge il tiranno (Golia)
Infine, in posizione
centrale a sinistra di Palazzo Vecchio si trova la grandiosa Statua equestre di Cosimo I, opera in bronzo del Giambologna (1594).
Ponte
vecchio
E’ una costruzione
caratteristica di Firenze in breve la sua storia .
Nel 1442 l'autorità
cittadina per salvaguardare la pulizia e il decoro, impose ai beccai (macellai)
di riunirsi nelle botteghe sul Ponte Vecchio per renderli un po' isolati dai
palazzi e dalle abitazioni del centro. La disposizione mirava soprattutto ad
eliminare le consuete, maleodoranti tracce lasciate dai barroccini dei beccai
lungo le strade fino all'Arno durante il trasporto degli scarti più minuti
delle lavorazioni delle carni, scarti che potevano ora disperdersi
direttamente, senza alcun danno, nella sottostante corrente del fiume. Da quel
momento il ponte divenne il mercato della carne ed i beccai, divenuti in
seguito proprietari delle botteghe, per ottenere più spazio, vi aggiunsero in
modo disordinato delle stanzette aggettanti sul fiume puntellandole con pali di
legno.
Nel 1565 l'architetto
Giorgio Vasari costruì per Cosimo I il "corridoio vasariano", con lo
scopo di mettere in comunicazione il centro politico e amministrativo a Palazzo
Vecchio con la dimora privata dei Medici, Palazzo Pitti. Il corridoio
sopraelevato, lungo circa un chilometro e costruito in soli cinque mesi, parte
da Palazzo Vecchio, passa dalla Galleria degli Uffizi, costeggia il lungarno
Archibusieri, passa quindi sopra le botteghe del lato est (sinistro) del ponte,
aggira alla sua estremità la torre dei Mannelli, sostenuto da beccatelli (o
"sporti") e prosegue sulla riva sinistra ("Oltrarno") fino
a Palazzo Pitti.
Le botteghe dei macellai
furono poi occupate da orafi e gioiellieri per ordine di Ferdinando I nel 1593
che mal gradiva un commercio poco nobile e con odori sgradevoli sotto le
finestre del corridoio sospeso.
VINCI
La casa di Leonardo da Vinci
La casa di Leonardo ci dà il pretesto per
guardare all’infanzia del genio che poi si rivelò. Nelle righe che seguono scoprirete
che anche Leonardo ebbe dei trascorsi scolastici particolari e il ruolo di suo
nonno nella sua infanzia. L’adolescenza (dopo i 14 anni) la trascorse a Firenze
con suo padre.
Leonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) è stato un pittore, ingegnere e scienziato italiano. Uomo d'ingegno e talento
universale del Rinascimento, incarnò in pieno lo spirito della sua epoca,
portandolo alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte
e della conoscenza. Si occupò di architettura e scultura,
fu disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista[1][2][3] e,
in generale,progettista e inventore. È considerato uno dei più grandi geni dell'umanità.
Giovinezza (1452–1481)
Le origini e la famiglia
Leonardo fu il figlio
primogenito del venticinquenne notaio ser Piero da Vinci, di
famiglia facoltosa, e di Caterina, una donna di estrazione sociale inferiore.
La notizia della nascita del primo nipote fu annotata dal nonno Antonio, padre
di Piero e anche lui notaio, su un antico libro notarile trecentesco, usato
come raccolta di "ricordanze"
della famiglia[4], dove si
legge: «Nacque un mio
nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte [attuali 22.30]. Ebbe
nome Lionardo. Battizzollo prete Piero
di Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino, Pier di
Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna Lisa di Domenico di
Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria,
figlia di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone». Nel
registro non è indicato il luogo di nascita di Leonardo, che si ritiene
comunemente essere la casa che la famiglia di ser Piero possedeva, insieme con
un podere, ad Anchiano, dove la madre di Leonardo andrà ad abitare. Il
battesimo avvenne nella vicina parrocchiale di Santa Croce, ma sia il padre sia la
madre erano assenti, poiché non sposati. Per Piero si stavano preparando ben
altre nozze.
Leonardo cresce nella casa
paterna assieme ai fratellastri (il padre
di Leonardo ebbe quattro mogli e solo dalle ultime due ebbe 12 figli)
Leonardo ebbe così dodici
tra fratellastri e sorellastre, tutti molto più giovani di lui (l'ultimo nacque
quando Leonardo aveva quarantasei anni), con i quali ebbe pochissimi rapporti,
ma che gli diedero molti problemi dopo la morte del padre nella contesa
sull'eredità.
Periodo di formazione
Si pensa che Leonardo sia rimasto in campagna nella
casa dei nonni, dove avvenne la sua educazione, piuttosto disordinata e
discontinua, senza una programmazione di fondo, a cura del nonno Antonio, dello
zio Francesco e del prete Piero che l'aveva battezzato. Il
fanciullo imparò infatti a scrivere con la sinistra e a rovescia, in maniera
del tutto speculare alla scrittura normale. Vasari ricordò come il ragazzo
nello studio cominciava «molte cose [...] e poi l'abbandonava», e
nell'impossibilità di avviarlo ormai alla carriera giuridica, il padre decise
di introdurlo alla conoscenza dell'abaco, anche se «movendo di
continuo dubbi e difficultà al maestro che gl'insegnava, bene [che] spesso lo
confondeva».
L'arrivo a Firenze
Il nonno morì
novantaseienne nel 1468, citando nell'eredità "Lionardo", assieme
alla nonna Lucia, al padre Piero, alla nuova matrigna Francesca Lanfredini, e
agli zii Francesco e Alessandra. L'anno dopo la famiglia del padre, divenuto
notaio della Signoria fiorentina, insieme con quella dello zio Francesco, che
era iscritto all'Arte della Seta, risultava domiciliata in una casa fiorentina,
abbattuta già nel Cinquecento, nell'attuale via dei Gondi, accanto a piazza della Signoria. A questo punto Leonardo entra nella bottega
del Verrocchio
PISA
PISA - SCIENZA E POESIA: In questo percorso Vi accosterete alla città,
alla sua storia ed ai suoi monumenti attraverso le testimonianze di alcuni dei
suoi abitanti più illustri.
Nel
Campo Santo conoscerete fra gli altri Leonardo Fibonacci, il padre della
matematica moderna, e ascolterete perché, di tutti i suoi contemporanei, solo i
Fiorentini non si fidavano delle sue scoperte. Visitando il Duomo, luogo dove
pregava Galileo Galilei,la guida vi racconterà poi come mai questo fedele
cattolico cominciasse ad azzuffarsi col papa. Procederete poi per Piazza dei
Cavalieri dove Vi verrà narrato un episodio della storia pisana con le parole
di Dante Alighieri. Passando dalla vicina università la guida Vi racconterà
perché a Corradino Ascanio, costruttore della famosa VESPA, non piacessero le
motociclette e come, proprio nella città dove fu inventata la ginnastica moderna,
poeti inglesi ed italiani godessero delle comodità della dolce vita. E allora
perché non concludere questa passeggiata biografica al Caffè dell'Ussero, il
loro ritrovo preferito, e ascoltare come Giacomo Leopardi la pensasse sui
Pisani...
Durata:
2 ore.